sabato 27 dicembre 2014

Viaggio nel passato, il presepe vivente di San Teodoro

Anche quest'anno per le feste di Natale non poteva mancare la rievocazione del presepe vivente per le vie del Rione di San Teodoro. Allestito dall’associazione socio culturale “P. Ardito” insieme alla Parrocchia di S. Teodoro Martire, col patrocinio del Comune di Lamezia Terme, della Provincia di Catanzaro e della Regione Calabria e grazie agli abitanti del rione che hanno messo a disposizione le abitazioni. La rievocazione del Presepe sarà replicata nuovamente nei giorni 4 e 6 gennaio 2015 a partire dalle 18:00. Per la festa dedicata alla Befana, il 6 gennaio, è previsto l’arrivo dei Re Magi a cavallo, il cui corteo partirà da P.za Mercato Vecchio alle 19,00 e realizzato grazie alla partecipazione del “Circolo Ippico Lagani Hors”. 


Una tradizione che dura ormai da ben tredici edizioni e che ogni volta ha un fascino particolare. Ancora più particolare perché protagonisti della rievocazioni non sono i tipici personaggi dei presepi, bensì i nostri tipici artigiani con la rappresentazione di antiche Arti e Mestieri. Un vero e proprio viaggio nel passato, non solo nel vero spirito natalizio e religioso, ma anche nel vero spirito calabrese e soprattutto lametino.
A indicarci la via è come sempre Federico II di Svevia e già da lontano vediamo ben illuminata la stella cometa posta in cima al Rione, sullo splendido Castello Normanno.

Foto di Dattilo Valentina
Pioviggina, ma nonostante le molte persone, di Lamezia e non solo, e altrettanti ombrelli, è tutto suggestivo, anzi, l’atmosfera è resa ancora più veritiera e oserei dire magica, la vista man mano che si sale è sempre più bella e le “rughe” del rione sembrano rivivere di antichi ricordi. Siamo letteralmente immersi in questo presepe.
Si comincia da via SS. Salvatore, dove troviamo due persone con abiti tipici che ci accolgono e subito ci ritroviamo di fronte la prima “tappa” di molte che, come tante piccole botteghe, portano affisse in alto il nome in dialetto che riporta proprio all’antico mestiere che si svolgeva. Si comincia con il “Maiale- Puarcu”, dove non potevano di certo mancare i salami e i piatti cucinati al momento per farli assaggiare ai visitatori, sempre a base di carne di maiale.

Foto di Dattilo Valentina
Nel Vico S. Rita ci ritroviamo in un’abitazione così come erano quelle di S. Teodoro all’inizio del secolo scorso. La chiamano “Cambara”, gli scalini sono stretti e ripidi ma saliti al primo piano abbiamo di fronte davvero la cambara di un tempo, una signora lavora a maglia
Foto di Dattilo Valentina
E a terra c’è il braciere, unica fonte di calore, e persino un forno

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Come non arrivare poi alle signore intente a fare “a pasta i casa”, mentre con maestria lavorano gli strozzapreti.

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Più avanti altre scene di ordinaria quotidianità e altri antichi lavori femminili, come “u Tilaru”, un vero e proprio telaio antico e vecchie signore che lavorano

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
“Liutaiu”

Foto di Dattilo Valentina
“Scarparu”

Foto di Dattilo Valentina
“Fhurnu”, il vecchio forno a legna che sforna pane appena fatto, che di certo non poteva mancare così come non potevano mancare le caldarroste e le tradizionali “grispelle”. Quando entro in questo vecchio forno sembra che il tempo si sia fermato, c’è un gran profumo e il pane è nel forno, un’anziana signora aspetta che il pane sia pronto per poterlo offrire ai suoi ospiti, così poco dopo anche io ho l’onore di assaggiarne un pezzo. Buonissimo.

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Intanto una musica e canzoni calabresi ci accompagnano nella salita, sono due i gruppi Folk impegnati nella rievocazione, “Nicastru c’abballa” e “Cori Calabrisi”.

Foto di Dattilo Valentina
Eccola lì “a Putiga du Vinu”, si brinda per le feste

Foto di Dattilo Valentina
“u Furmaggiu”, dopo aver visto fare e infornare il pane, questa volta si fa la ricotta fresca

Foto di Dattilo Valentina
“u Sapuni”, l’antico modo di fare il sapone

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
“u Critaru”

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Foto antiche di un’antica città quale era prima Nicastro

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Man mano “scopriamo” tutte le tappe e gli angoli più caratteristici di queste viuzze, che sanno di accoglienza, di calore, di casa, il luogo in cui tornare quando si ha voglia di staccare un po' e che sai che è sempre pronto ad accoglierti, fino ad arrivare al Catello dove troviamo “a Forgia”

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Finalmente siamo alla capanna della Natività, allestita grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale proprio all’interno del Castello Normanno-Svevo. Ancora una volta protagonista è un bambino originario del Rione con la madre e il padre nei panni della Madonna e di S. Giuseppe. Benché sia solo una rappresentazione si ha la sensazione di trovarsi davvero in quel tempo e in quel luogo.

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Il “viaggio” è finito e ci apprestiamo a scendere verso il centro della città, un ultimo sguardo ed ecco una parte del panorama della città

Foto di Dattilo Valentina
Ecco un altro presepe.


Dattilo Valentina

lunedì 22 settembre 2014

Calabrisella mia!

“Calabrisella mia, calabrisella mia,
calabrisella mia, facimmu ammore.
Trallallalleru llalleru llallà
sta calabrisella muriri mi fa.”

(Canzone popolare calabrese, probabilmente la più famosa del panorama musicale tradizionale della Calabria)

Foto di Dattilo Valentina
In piazza San Domenico, incastonato tra il Teatro Umberto e il corso Numistrano di Lamezia, ha sfilato, su un piccolo ma perfetto palco, un gruppo di giovani ragazze, bambine e di donne. Hanno sfilato per una delle più interessanti e simpatiche iniziative della Calabria: Miss Calabrisella, ideata dalla Pro Loco di Vallefiorita dove la kermesse è nata e trasformata in rassegna itinerante dall'Unpli provinciale di Catanzaro. Presentato da Massimo Mercuri e Luisa Vaccaro, non è stato uno dei tanti concorsi per ragazze, ma un concorso di bellezza della tradizione, dei ricordi del passato, della storia delle donne che hanno vissuto prima di noi, nostre nonne e bisnonne, della nostra cultura e lo hanno fatto indossando il costume tipico del paese di origine, il costume da “Pacchiana”. 

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Il costume da “Pacchiana” però non è uguale in tutti i paesi, ma in ogni comunità presenta delle varianti. Il costume delle pacchiane di Nicastro consiste in un panno rosso intorno alla vita e sopra una gonna lunga con ricca plissettatura raccolta e legata dietro in modo da formare una coda, una camicetta bianca con maniche corte e larghe. La cosa davvero interessante è che i vari pezzi che compongono l’abito delle pacchiane calabresi hanno una simbologia sia nei colori adottati, sia nella scelta e lavorazione della stoffa utilizzata, ad esempio alcuni abiti prevedevano anche un corpetto di velluto arabescato e un copricapo in lino ”u ritùartu“ che si allunga sino alle spalle, chiamato anche “maccaturu”. Tutto il vestito, in ogni sua parte, era simbolo  dello stato sociale della donna che lo indossava. Sempre a Nicastro il costume da ‘pacchiana’ veniva indossato per la prima volta intorno ai 15 anni e segnava il passaggio dalla adolescenza alla giovinezza. Il rito, con la partecipazione di parenti ed amici, non avveniva in un giorno qualunque dell’anno bensì  in occasione di una festa importante come quella del patrono della città S. Antonio (il 13 giugno)  oppure a Natale o a Pasqua. La “Pacchiana” esprimeva il proprio status civile anche attraverso il colore del capo principale del vestito, “u pannu”, colore che variava in base al paese. Così in alcuni il verde viene indossato dalle nubili, il rosso dalle coniugate, mentre il nero è il colore del “panno” delle vedove.

Pacchiana di Nicastro... oggi. Foto di Dattilo Valentina
La sfilata organizzata dalla Pro Loco lametina guidata da Giusy Ruberto, ha visto sfilare ben ventotto miss provenienti da tutta la regione.

Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Sono stati tanti gli abiti visti ed ammirati, alcuni molto particolari persino con influenze estere ed altri tipici della nostra tradizione di pescatori, contadini ma anche nobili, portati dalle giovani sfidanti con molta disinvoltura ed orgoglio. Una sfilata all’insegna della diversità calabrese: da Tiriolo a Bagnara, da Gizzeria a Conflenti, da Platania a Miglierina, da Vena di Maida a Isola di Capo Rizzuto.

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Mentre camminavano sulla passerella sembravano davvero donne di altri tempi.

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
A conquistare il titolo di “Miss Calabrisella 2014” è stata proprio una ragazza, Maria Teresa Torchia, di Vena di Maida che indossava un costume della tradizione di contaminazione albanese, al secondo posto Carmen Bagnato di Bagnara Calabra, terza classificata Ivana Mercuri che ha rappresentato Simeri Crichi. Inoltre le miss che si sono classificate nelle prime dodici avranno un’intera pagina nel calendario dell’Unpli del 2015. A premiare le miss vincitrici, il presidente delle Pro Loco calabresi (Unpli) Vincenzo Ruberto, la presidente lametina Giusy Ruberto e Tonino De Filippo, presidente della Pro Loco di Vallefiorita. Tra i premianti anche Milena Liotta, assessore del Comune di Lamezia e presidente della giuria, che ha ringraziato l’Unpli per aver scelto la città della Piana come sede della finale di Miss Calabrisella.

Foto dal web
Sono stata ben felice di sentire che “l’auspicio dell’Unpli è che, il prossimo anno, la manifestazione diventi nazionale in modo che tutta l’Italia possa ammirare, nella bellezza dei nostri costumi tipici, la ricchezza e la ricercatezza della nostra tradizione”.
Ricordo ancora quando da bambina vedevo queste vecchie signore vestite da pacchiane e non facevo altro che chiedermi come facessero ad indossare quegli abiti così complicati per me e a portalo così bene. Oggi purtroppo in giro per la città non ne vedo quasi più, ma so che in molte vecchie case c’è un tesoro come quello, magari in fondo ad un baule di ricordi.

Dattilo Valentina

lunedì 30 giugno 2014

Giugno in fiera a Lamezia!

È stato un giugno in fiera per Lamezia. Un modo per anticipare ed accogliere al meglio l’estate. Sono appena passate le due fiere che caratterizzano “il nostro mese di festa”, quella di Sant’Antonio e quella dei SS. Pietro e Paolo. Anche se a mio avviso la prima ancor più della seconda è quella più attesa. Ma faccio un passo indietro, in quello che può essere considerato da parte mia, nel mio piccolo, una sorta di "tour fotografico" di queste fiere più che una loro descrizione meccanica ed anche un po' fredda. Sperando di far sentire e trasparire quella emozione, quello che sento io durante queste feste.
È il 31 maggio quando ha inizio la “Tredicina”. Si tratta di una delle devozioni caratteristiche al Santo di Padova alla cui festa ci si prepara per ben tredici giorni. La devozione ha origine dalla convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie e anche dal fatto che la sua festa ricorre proprio il 13 del mese, anniversario della sua morte avvenuta il 13 giugno 1231. In città vi sono quasi ovunque manifesti con tutto il programma dedicato a questi giorni, compresi i vari orari delle messe e dei canti solenni in onore del Santo e che prendono l’intera giornata così che tutti possano parteciparvi. La sera i balconi di molti palazzi sono illuminati dal quadretto di Sant’Antonio, un quadretto in legno con l’effige del Santo e 13 lampadine a raffigurare le tredici stelle.

Foto di Dattilo Valentina
Ho la fortuna di abitare vicino al santuario di Sant’Antonio, ci arrivo a piedi salendo delle scale un po’ ripide e che a detta di alcuni “lì ci sono da sempre”. 

Foto di Dattilo Valentina
Quando arrivo in cima la piazza è già gremita. Sento:” Tredici stelle formano una corona Antonio è patrono di questa città…”. È il Suo canto. La Tredicina è un vero evento qui e in quei giorni è persino difficile riuscire a trovare posto all’interno del santuario che non è molto grande ma raccolto ed accogliente. Anche per questo al suo esterno vengono messe file di sedie, in modo da poter far sedere chi rimane fuori consentendogli di seguire la tredicina, oltre ad una statua più piccola del Santo.

Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Al suo interno c’è la bellissima statua di Sant’Antonio, circondata dalle sue tredici stelle, illuminato a festa e con i gigli simbolo di castità, purezza e virtù. Molti devoti si avvicinano per contemplarla, pregarvi davanti, fare un’offerta e persino fotografarla, tanto è bella. “Guardatelo quanto è bello S.Antonio in maestà, con le sue maggiori stelle, tutto pieno di bontà”.

Foto di Dattilo Valentina
Finita la messa serale è quasi buio ed ecco che finalmente le luci tutte intorno si accendono, dall’alto del santuario la vista è suggestiva.

Foto di Dattilo Valentina
Le vie principali sono tutte decorate a festa con le tipiche illuminazioni. Sono coloratissime ed il colpo d’occhio le rende spettacolari. La Madonnina è circondata da grandi illuminazioni circolari che la fanno risaltare ancora di più, come una vera protagonista.



Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
È proprio sotto questo “carnevale” di luci che si svolge la fiera. Una fiera che prende buona parte del corso. C’è così tanta gente che a volte è difficile persino farsi largo, ma ne vale la pena. Ci sono prodotti tipici, bancarelle con bigiotteria, statue etniche marocchine, borse, scarpe, giochi, palloncini che attirano sempre gli sguardi incantati dei bambini, “ne voglio uno!” dicono, e battono i piedi se non accontentati. E poi ancora le “bancarelle dolci”, con le caramelle gommose, i croccanti di mandorle, arachidi, nocciole caramellati, zucchero filato bianco o colorato, i mostaccioli tipici. E soprattutto i paninari! Il profumo dei loro panini presto invade tutta la fiera e ben pochi resistono alla tentazione. Farcito come più si vuole, scegliendo tra porchetta, quella tipica che non manca mai sul loro banco e che di solito è un intero maiale, cotto e affettato al momento, salsiccia, wurstel e poi patatine, peperoni, cipolle e salse. E' "tradizione" anche quello. 


Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Foto di Dattilo Valentina
Ed è così per ben tre giorni consecutivi, fino a giorno 14 giugno quando nel pomeriggio si sentono dei botti: la statua del Santo sta uscendo dal Santuario ed è pronta per la processione che passerà per le vie della città. Sono da poco passate le 21:00 quando, ormai buio, la statua fa la sua “passeggiata” sul corso. Le persone che stanno passeggiando si fermano e si dispongono ai lati delle strade in modo da facilitare il passaggio della processione che ormai da ore cammina e prega con profonda fede. Ed eccola lì che finalmente vedo la statua. La trovo di una bellezza inspiegabile. La gente prega, applaude, canta, “evviva Sant’Antonio!”.


Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Quando la statua raggiunge di nuovo il santuario cominciano i fuochi d’artificio che sembrano ogni anno più belli ed io ho il privilegio di vederli dall’alto, quasi come se mi venissero addosso. Una magia.


Foto di Dattilo Valentina

La stessa cosa accade per la fiera dei SS. Pietro e Paolo, ma questa volta sono loro a farla da padrone. La fiera, le lunghe passeggiate tra la folla, le bancherelle, gli oggetti, gli odori, le luci. Tutto è uguale, non per niente parlo di un intero mese all'insegna della festa. 


Foto di Dattilo Valentina
Questa volta si arriva di fronte alla nostra Cattedrale, la folla è già radunata e la banda è pronta a suonare e capisco che tra poco le statue dei due Santi usciranno dalla chiesa per la loro processione.


Foto di Dattilo Valentina

Foto di Dattilo Valentina
Anche Loro come Sant'Antonio passano, naturalmente, dal corso ed anche al loro ritorno in cattedrale ci saranno i fuochi d'artificio.


Foto di Dattilo Valentina
Quando stanno per cominciare si capisce. Eccole lì tutte quelle persone, di qualsiasi età, con il naso all'insù in attesa. Cominciano. Questa volta la mia prospettiva è diversa ed i fuochi fanno da sfondo al Teatro Umberto.


Foto di Dattilo Valentina
Una volta finiti,tra gli "oooh" generali, si continua a passeggiare. E' il 29 giugno e il giorno dopo della fiera e di queste feste non rimarrà traccia. Come se fossero già un ricordo fugace che a fine estate sarà già un po' sbiadito.


Foto di Dattilo Valentina

Dattilo Valentina