Lamezia Terme, Nicastro

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Come non parlare della mia città, quella in cui sono nata e cresciuta, dalla quale sono andata via e dalla quale, poi, sono tornata. La città che in fondo non si può non amare, ricca di storia e cultura, buon cibo e belle persone e con ancora molte cose da scoprire e da imparare...
Lamezia Terme o più comunemente Lamezia, è un comune italiano di 71.243 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. E’ una delle più giovani città italiane, fu costituita il 4 gennaio 1968 dall’ unione amministrativa dei comuni di Nicastro, Sambiase Sant’Eufemia Lamezia. La città della piana ha una notevole importanza dal punto di vista agricolo, commerciale, industriale e infrastrutturale per la sua posizione centrale in Calabria e il suo territorio pianeggiante: è sede di un aeroporto internazionale, il più importante della regione, di una stazione ferroviaria, una delle più importanti della Ferrovia Tirrenica Meridionale e di uno svincolo autostradale. La città prende il nome dal fiume Amato, un tempo chiamato Lamato, che l’attraversa nella sua parte più periferica. Dopo l’unione amministrativa del 1968, si è scelto il nome di Lamezia per l’intera città, a cui è stato aggiunto Terme, per via delle terme di Caronte che si trovano nell’ omonima frazione nei pressi dell’ex comune di Sambiase.
Esistono reperti archeologici che testimoniano la presenza nel suo territorio di comunità del periodo italico e del periodo Magno-Greco, tanto che la maggior parte degli studiosi ritiene che l’antica città greca di Terina si trovasse nel territorio di Lamezia Terme  e, a tal proposito, una curiosa leggenda legata alla città vuole che la ninfa Ligea sia stata sepolta proprio nelle vicinanze della città greca di Terina e quindi nel territorio lametino.
La “mia” Neo Castron, Nicastro.
“Salve, mia Terra!
Dei tanti figli che vita attinsero
all’ampio spiro delle tue roveri,
pur io ti guardo: bella fra i palmiti,
sotto la luna. Ti canto estatico:
per questa luce viva dell’anima
che tu mi desti, Nicastro mia.”
(Dario Galli, Inno a Nicastro)
Secondo una tradizione locale Nicastro sarebbe una delle città più antiche d’Italia fondata da Askenaz, pronipote di Noè, che dall’Armenia si sarebbe spostato in Calabria, abitata da Ausoni ed Enotri. La città è stata identificata anche con l’antica Numistro o Numistra, per questo motivo la via principale della città è stata chiamata Corso Numistrano.
La storia di Nicastro ha inizio in epoca bizantina tra il IX e il X secolo. In epoca Normanna venne edificato il castello, a protezione della ricca piana, che venne anche utilizzato, in epoca Sveva, come prigione per il figlio ribelle dell’imperatore Federico II, il principe Enrico. Ora fa da cornice ad uno dei rioni più antichi della città.

Foto di Dattilo Marisa

Durante il XVI secolo venne eretto un sistema difensivo per difendersi dall’attacco dei Turchi. Di questi resta il Bastione di Malta.
Il 27 marzo 1638 un terremoto colpì la Piana Lametina portando morte e distruzione. Furono dodicimila le vittime ed a Nicastro crollò la Cattedrale normanna, l’Abbazia bizantina di S. Eufemia ed il Castello Normanno seppellendo il principe Cesare D’Aquino.Seguirono  pestilenze ed inondazioni (1792)che sconvolsero la vita degli abitanti della piana.
Tra il 1806 e il 1814 Nicastro viene saccheggiata in lungo e in largo dai briganti che combattono contro i francesi. Nicastro diventa, dopo la restaurazione, uno dei più attivi centri carbonari. Molti carbonari nicastresi seguono Garibaldi a Volturno nel 1860 e proprio in questo periodo avviene un plebiscito per far sì che il Regno di Napoli entrasse a far parte del Regno piemontese soprattutto per la grande apertura della popolazione e del clero alla causa unitaria. Nel XIX secolo, una forte stagione di emigrazione, come risposta ad una forte crisi, fa del nicastrese il primo comprensorio della provincia di Catanzaro per numero di immigrati al Nord Italia.  
Purtroppo  la notte tra il 7 e l’8 settembre 1905 alle 2:43, un nuovo grave sisma di magnitudo momento di 7,1 e un’intensità pari all’XI grado della Scala Mercalli si abbatté sulla Calabria, con epicentro a Nicastro. La scossa, accompagnata da un fortissimo boato, fece crollare quasi tutti gli edifici di Nicastro, seppellendo numerose persone, sorprese nel sonno. In mare, al largo, il terremoto innescò uno tsunami che arrecò gravi danni alla costa. Il bilancio fu alla fine di 557 vittime. Secondo fonti di quell’epoca le vittime furono più di 3000.
Curiosità nicastresi.
A Nicastro studiò  tra il 1585 e il 1587, coltivando studi di logica aristotelica, Tommaso Campanella , che nel suo “Del senso delle cose e della magia” ricorderà la città anche per le occasioni di leggere “il libro della natura” come i sensi ci additano: “in Nicastro vidi con più meraviglia”; “sono in Nicastro certi cedri o limoni grandi che si fanno, altri proprio come il cuore dell’uomo, altri come la mano con le dita e la pianta, altri come il membro propriamente, altri come il cunno;e si può’ stimare che giovino per il simbolo a tali membra; ne’ li crede chi non li vede, come li vidi io”.
La proteina Nicastrina, anche conosciuta come NCSTN, deriva il suo nome proprio da Nicastro, riflettendo il fatto che il Morbo di Alzheimer fu descritto nel 1963 dopo aver studiato i discendenti di una estesa famiglia originaria di Nicastro che fu affetta largamente dal morbo. Alla Casa del Libro Antico sono infatti conservati cinque fascicoli contenenti certificati di nascita, matrimonio e morte appartenuti alla più antica parrocchia di Lamezia Terme, quella di San Teodoro, situata nel centro storico di quello che era una volta il comune di Nicastro, che si sono rivelati di importanza fondamentale negli studi sul Morbo di Alzheimer come strumento di ricerca e studio delle famiglie e dei loro discendenti colpiti da questa malattia.
Dattilo Valentina.


Saluti da…

“Salve, mia Terra
Per queste antiche vestigia innumeri
ch’hanno respiro fondo di secoli;
pel Reventino che al cielo innalzasi,
fiero dei biadi suoi cento scrìmoli;
per gli inombrati tuoi verdi cespiti,
alla tua fronte serto settemplice.”
(Inno a Nicastro)
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CORSO NUMISTRANO E DUOMO
“Luce alle stelle e splende sotto il sole
il cupolone della Cattedrale
or di smeraldo ed or di malachite,
d’acquamarina, d’agata e d’opale.”
(Vecchio corso- Dario Galli)
Il Duomo-Cattedrale ha sempre rappresentato il cuore di Nicastro e della Diocesi. Fu fatta costruire nell’attuale sito dal Vescovo Tommaso Perrone dal 1640 al 1642. Precedentemente esisteva una cattedrale normanna fatta costruire dalla principessa Eremburga e consacrata dal Papa Callisto II nel 1121. Il Vescovo Valenzise (1888-1902) fece abbattere la facciata normanna e fece costruire quella attuale.
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L’ampia strada davanti alla Cattedrale, che prese il nome di Corso Numistrano, fu progettata dall’Amministrazione Comunale dopo il terremoto del 1832. Tra le trasformazioni urbane realizzate a Nicastro agli inizi del ’900, un posto di rilievo ebbe proprio la sistemazione del Corso Numistrano, che si venne a qualificare sempre di più come polo urbano borghese. La vecchia “strada-piazza” ottocentesca si andava definitivamente trasformando nella via simbolica di Nicastro come centro commerciale e di passeggio.
“Tu resti nel mio cuor com’eri allora,
come in quel tempo ormai tanto lontano,
quando nel cuore avevo sol vent’ anni,
vecchio gentile Corso Numistrano.”
(Vecchio corso- Dario Galli)
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VIA GARIBALDI 
L’attuale via Garibaldi, con il palazzo della famiglia Brutto (sede in passato del “Parlamento” locale), era l’arteria storica principale dell’antica Nicastro. Fin dai primi decenni del ’900, via Garibaldi per i nicastresi era la via delle “Monachelle”. Vi era infatti situata la ruota in cui venivano esposti i bambini abbandonati, i cosiddetti trovatelli o “projetti”.
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RIONE S. TEODORO (NICASTRO)
E’ il rione più antico di Nicastro, sviluppatosi intorno al Castello Normanno, costruito nella seconda metà dell’XI secolo. Lo sviluppo edilizio del rione iniziò dal basso, sfruttando l’ampia area di rispetto intorno al Castello. Le prime case furono costruite proprio sugli argini dei torrenti Canne e Niola. Poi sorsero le borgate di S. Marco, del Salvatore e di Casale Nuovo. Con questo nome fu poi chiamato l’intero rione per distinguerlo da quello chiamato Terravecchia.
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PIAZZA NICOTERA 
Nel mese di luglio del 1916 il Consiglio Comunale di Nicastro deliberava di ripartire l’ex Piazza d’Armi in suoli edificatori. Una parte dell’ampio spazio della piazza venne destinato a pubblico giardino con sedili, alberi e viali. Per gli usi militari cui era deputata la piazza e per la fiera di S. Pietro venne destinato lo spazio sottostante, confinante con la vecchia via di Terravecchia. Durante il Fascismo si cambiò il nome alla piazza, dandole quello del patriota Nicotera.
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VIALE STAZIONE
Asse viario creato per collegare direttamente il centro urbano alla stazione ferroviaria, inaugurata nel sito attuale nel 1894. Progettata dal Conte Ing. Cesare Riario Sforza, questa grande arteria urbana, fu prevista in rigorosa linea retta oltre che per ragioni funzionali, anche per esigenze igieniche. Il problema era serio in quanto proprio negli anni 1893-94 scoppiava a Nicastro una violenta epidemia di tifo. Proprio per questo motivo furono attuati diversi sventramenti di abitazioni fatiscenti. Tutto il successivo sviluppo edilizio di Nicastro ruotò intorno a questa strada.
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 “e Iì, cara al mio cuor come non mai,
la mia casetta: dove nacqui e amai,
dove cullò il mio cuore il primo sogno,
dove la gioia seppi ed il dolore.
Oh, cari luoghi della fanciullezza
ch’ancor donate all’anima calore”
(Ritorno- Dario Galli)
Dattilo Valentina.

Personalità lametine di ieri e di oggi… il passato e il presente…

ImmagineFrancesco Fiorentino
Nacque a Sambiase il primo maggio 1834. Seguì con passione le vicende che portarono all’unificazione dell’Italia. Dopo l’unificazione del Paese, fu eletto deputato per due legislature. Finita la parentesi risorgimentale, nel dicembre del 1860 fu nominato professore di storia della filosofia presso il Liceo di Spoleto. Un anno dopo pubblicò “Il panteismo di Giordano Bruno” e con questo saggio ottenne la cattedra della filosofia presso l’Università di Bologna. Il percorso filosofico di Fiorentino va dal giobertismo all’hegelismo, al kantismo, al positivismo, con una forte caratterizzazione delle problematiche legate alla  storiografia filosofica. Diresse molti giornali dell’epoca, tra i quali l’Unità Nazionale, il Giornale Napoletano di filosofia e lettere. 
Morì a Napoli il 22 dicembre 1884.
ImmagineGiovanni Nicotera
Cospiratore e soldato, nacque a Sambiase il 9 settembre 1828. Nell’anno 1849, il 29 aprile, si distinse nell’attacco di Villa Pamphili, tanto che lo stesso Garibaldi lo nominò Luogotenente. Il 3 giugno dello stesso anno, al Casino dei Quattro Venti, viene gravemente ferito assieme a Goffredo Mameli che spirerà subito dopo. Nel 1853 prese parte ai moti di Milano e nel 1856 ebbe delicati incarichi da Camillo Benso Conte di Cavour. Promosso Maggiore Generale ed insignito della Croce dell’Ordine di Savoia, nel 1867, ebbe da Garibaldi, il comando di mille volontari per l’estremo tentativo di liberare Roma. Morì il 13 giugno 1894 a Vico Equense, dopo aver ricoperto importanti incarichi parlamentari. E’ stato seppellito a Napoli.
ImmaginePietro Ardito
Nacque a Nicastro il 16 agosto del 1833 e precisamente nell’antico rione di San Teodoro. Si distinse prestissimo per il suo ingegno e per questo fu avviato al Seminario per completare gli studi. Nell’anno successivo fu nominato canonico della Cattedrale con Bolla Pontificia datata 26 febbraio 1858. Insegnò presso l’Istituto Tecnico di Spoleto dove conobbe l’altro illustre concittadino Francesco Fiorentino. Nel 1882 fece ritorno a Nicastro e fino al 1889 fu Direttore del Ginnasio. Si spense il 21 maggio 1889 e le spoglie mortali vennero inumate nella Cappella che la Congrega dell’Addolorata aveva nel cimitero di NIcastro.
Oggi…
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E’ un giovane talento calabrese di affermato successo nel mondo dell’alta moda internazionale. 
Dopo aver studiato presso l’Università della Moda “Polimoda” di Firenze e successivamente al Fashion Institute of Technology di New York, Anton Giulio ha lavorato per un marchio-icona della moda italiana, le Sorelle Fontana, e nel 1995 ha lanciato la prima collezione con il proprio nome. Audacissimo e trasgressivo quando crea per una donna giovane, disinibita e bella. Nel suo atelier di Lamezia Terme dal 1996 si lavora solo a mano ed è bandita da sempre la macchina da cucire.
Nato nel 2006 come espressione del talento del giovane stilista calabrese il marchio “AGG” è plasmato dallo spirito inequivocabilmente graffiante del suo ideatore ed unisce la classe e la femminilità dell’ alta sartorialità italiana alla forza del gusto giovane e moderno delle collezioni di pret à porter. Le donne più belle della televisione e dello spettacolo italiano sono innamorate dei suoi modelli, da Natasha Stafanenko ad Elenoire Casalegno, Nina Moric, Afef, Sabrina Ferilli, ed ancora Valeria Marini, Pamela Prati, Alba Parietti, Eva Grimaldi, Manila Nazzaro, Aida Jespica.
Designato come erede del grande Gianni Versace, AntonGiulio non è più un “emergente”, un enfant prodige, com’è stato spesso definito, ma una splendida realtà della moda italiana, ed applica il suo talento anche alla fiction ed al teatro: ha infatti curato nel 2007 gli abiti di scena per la versione italiana del musical “Moulin Rouge”. Tra i tanti riconoscimenti ricevuti, il premio come Miglior allievo per i vent’anni del “Polimoda”, la scuola che lo ha lanciato.
Dattilo Valentina.
(Sono presenti immagini e notizie prese dal web)

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