domenica 9 marzo 2014

La Frassia

Carnerevalu è morto, l'avevano sentito arrivare con la sua ubriaca voce in rima al colorato vestire.

Nel mio paese, San Giovanni in Fiore, il Carnevale stranamente è una buona occasione per "smascherare" o meglio "denunciare", in rima, le misfatte, le furbate e le bizzarre avventure dei personaggi politici e popolari del luogo, che durante l'anno sono stati al centro dei pettegolezzi. Buffi, arguti e stravaganti: i Frassiari, sono dei veri e propri poeti-cantastorie, il paese ne ha visti e sentiti tanti... ancor oggi si conserva l'eco delle loro voci e il ritmo frenetico delle loro frassie


Famoso è il verso pungente di Pasquale Spina, poeta dialettale e noto frassiaru. Sono molto felice di riparlare di questo grande uomo, per i miei genitori come per tanti altri amici è stato "Zu Pasquale", una figura di riferimento, come un padre ha saputo unire tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo sotto un'unica lingua: quella dell'arte e della generosità. Qui di seguito voglio proporvi un piccolo frammento della frassia "E rue cummari" estratto dal documentario La camera della memoria, appunti su di un fotografo, un paese, il tempo (1984) dedicato a Saverio Marra (fotografo). Nel canto Pasquale viene accompagnato al tamburello da mio padre Gerardo Leone e alla fisarmonica da Luigi Mele. 




"E rue cummari" racconta  la storia di un ragazzo, Agostino, il quale un giorno camminando lesto per strada viene fermato da due lussuriose  cummari che gli domandano il perché del suo vagare. Coraggioso, il ragazzo si presenta come netturbino: ... tanto bravo da pulire puru u giardino...le due signore interpretano male questa sua "presentazione": lo trascinano in luogo appartato e approfittano di lui. 



                                                                                                                      Maria Claudia Leone

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