Carnerevalu è morto,
l'avevano sentito arrivare con la sua ubriaca voce in rima al colorato vestire.
Nel mio paese,
San Giovanni in Fiore, il Carnevale stranamente è una buona occasione per
"smascherare" o meglio "denunciare", in rima, le misfatte,
le furbate e le bizzarre avventure dei personaggi politici e popolari del
luogo, che durante l'anno sono stati al centro dei pettegolezzi. Buffi, arguti
e stravaganti: i Frassiari,
sono dei veri e propri poeti-cantastorie, il paese ne ha visti e sentiti
tanti... ancor oggi si conserva l'eco delle loro voci e il ritmo frenetico
delle loro frassie.
Famoso è il verso pungente di
Pasquale Spina, poeta dialettale e noto frassiaru. Sono molto felice di riparlare di questo grande uomo, per i miei genitori come per tanti
altri amici è stato "Zu Pasquale", una figura di riferimento, come un
padre ha saputo unire tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo
sotto un'unica lingua: quella
dell'arte e della generosità. Qui di seguito voglio proporvi un piccolo
frammento della frassia "E rue cummari" estratto dal documentario La
camera della memoria, appunti su di un fotografo, un paese, il tempo (1984) dedicato a Saverio Marra (fotografo). Nel canto Pasquale viene accompagnato al
tamburello da mio padre Gerardo Leone e alla fisarmonica da Luigi Mele.
"E rue cummari" racconta
la storia di un ragazzo, Agostino, il quale un giorno camminando lesto
per strada viene fermato da due lussuriose cummari che gli domandano
il perché del suo vagare. Coraggioso, il ragazzo si presenta come netturbino:
... tanto bravo da pulire puru u giardino...le
due signore interpretano male questa sua "presentazione": lo trascinano in luogo appartato e
approfittano di lui.
Maria Claudia Leone
Maria Claudia Leone
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